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Weekend in Albania

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Come è nostra abitudine, quando abbiamo qualche giorno di ferie lo trascorriamo in viaggio. Ormai prossimi al ponte del 1° Novembre iniziamo a valutare alcune delle mete di viaggio che in moto si possono raggiungere e visitare in questi 5 giorni. Dobbiamo scegliere tra Sicilia, Spagna e Albania.

Sono giorni che piove in Veneto (regione in cui abitiamo) ed in Sicilia si stanno verificando eventi meteorologici di forte intensità con danni ingenti. Consultando le previsioni meteo (combinate alla disponibilità delle tratte dei traghetti) decidiamo di andare in Albania per percorrere un itinerario di quasi 1100 km.

Partiamo il 31 Ottobre alle ore 12.00 in direzione Bari, non scordando lungo il viaggio di fermarci a salutare un amico vigile del fuoco a Pesaro. Arrivati a Bari alle 20.30 convalidiamo i biglietti e saliamo sulla nave FRANCESCA della compagnia Adria Ferries che partirà alle ore 22.00. L’arrivo a Durazzo è previsto per le ore 8.00 del giorno successivo. Sulla nave ci sono pochi passeggeri, quasi tutti in viaggio per visitare parenti trasferitesi in Albania, in viaggio per lavoro o semplicemente in cerca di qualche giorno di vacanza in terra albanese.

Al momento dello sbarco siamo tra i primi a scendere. Facendoci largo tra le auto in coda raggiungiamo la dogana velocemente dove i controlli, per noi che siamo in moto, si riducono ad una semplice verifica dei documenti. Superata la dogana troviamo un ufficio dove stipuliamo l’assicurazione al costo di 15€ per 15 giorni.

Lasciato il porto raggiungiamo la periferia di Durazzo e incrociamo dei bambini che attraversano la strada trascinando dietro di loro dei tronchi. Lì vicino un accampamento rom e a qualche centinaio di metri un grande mercato affollato, pieno di mille colori e fatto di tende dove si vende frutta e verdura.

Prima di lasciare alle spalle la città di Durazzo cerchiamo una banca per prelevare un po’ di LEK albanesi e dopo aver fatto il pieno alla nostra moto (costo benzina 1.68€/litro) imbocchiamo la superstrada SH2 dove raggiungiamo Tirana, per poi deviare per la A3 fino a raggiungere Bradashesh. Usciti dall’autostrada e imboccata la SH3 la strada corre in una gola costeggiando il fiume Lumi Shkumbin e la natura fa già da padrona. Allontanandoci dalle grandi città si notano dei rapidi cambiamenti. Cambiano le condizioni delle strade, le tipologie delle auto che incrociamo. Incontriamo sempre più spesso mucche e capre che libere passeggiano sulla strada, ma anche muli che trainano carri. In prossimità dei centri urbani troviamo discariche improvvisate qua e là, officine d’auto e centri di rottamazione disseminati lungo il ciglio della strada, con olio che a volte raggiunge l’asfalto.

La strada si fa sempre più stretta e intanto noto la frequente presenza di bunker abbandonati. Ci fermiamo a bere una Coca Cola lungo la strada in un chiosco improvvisato tra delle lamiere e chiediamo spiegazione al ragazzo del chiosco sulla presenza di questi numerosi bunker. Ci spiega che in Albania ce ne sono 750 mila e sono stati costruiti durante la guerra fredda dal dittatore Enver Hoxha con una proporzione di 1 bunker ogni 4 abitanti, questo perché era perseguitato dalla paranoia che qualche nazione avrebbe potuto invadere l’Albania.

Raggiunto il paese Librazhd troviamo 2 curve e tra le due un sottopasso. Inclinata la moto per affrontare la prima curva imbocco il sottopasso e pinzo bruscamente perché a terrà trovo dei mattoni rotti cosparsi su tutta la carreggiata. Slalomando tra i mattoni supero il sottopasso e dopo la curva incrocio fermo sul lato dx un camionista con il suo camion che disperato cerca di liberare la strada dopo aver perso parte del carico.

Il viaggio prosegue e avvicinandoci al confine macedone la strada si inerpica su una classica strada di montagna tra curve e svariati tornati fino a raggiungere il confine. Superiamo il confine albanese velocemente, mentre per entrare in Macedonia dobbiamo attendere la verifica della nostra carta verde.

Superati i controlli troviamo un grande piazzale dal quale speravamo di vedere il lago di Ohrida, ma invece è visibile solo la grande vallata albanese che abbiamo appena attraversato; proseguiamo girando a destra e da lì scendiamo al grande lago. Il tempo è nuvoloso e a Struga troviamo un po’ di foschia che ci accompagnerà per tutto il giro del lago. Saliamo a vedere St John the Theologian, la grande chiesa storica con vista lago. Proseguiamo il nostro giro del lago fino a raggiungere Oteshevo attraversando il Parco naturale Galichica, ma purtroppo inizia a piovere e l’iniziale foschia diventa una fitta nebbia. Decidiamo di rientrare in territorio albanese raggiungendo la frontiera di Gorice e proseguendo verso Coriza.

La pioggia ci accompagna per una cinquantina di chilometri. Poi le condizioni meteo migliorano anche se resta comunque molto nuvoloso tanto che alle ore 16.00 è già buio. Proseguendo nella SH75 e raggiunta Carshove le condizioni della strada peggiorano e il buio non aiuta. La strada a tratti è sterrata, ma è molto più pericolosa quando diventa asfaltata con la presenza di innumerevole buche profonde. Superata la deviazione per Lekel e imboccata la SH4 le condizioni della strada migliorano decisamente e raggiungiamo Argirocastro alle ore 20.00. Trascorriamo la notte all’hotel Kodra che sovrasta la città, ben visibile dalla grande terrazza dell’hotel. L’accoglienza è ottima e la struttura è eccellente ad un prezzo decisamente molto basso.

Il mattino seguente mentre carichiamo le borse sulla moto, ci avvicina il padre della proprietaria dell’hotel, una persona mite, elegante, con il sorriso stampato sulle labbra. Si intrattiene con noi parlando italiano in modo eccellente. Gli chiediamo se sia stato in Italia e lui ci dice di no, spiegandoci che parla bene italiano perché le lettere albanesi hanno una pronuncia che facilita l’acquisizione di altre lingue. Ci dice che la sua vita in Albania è molto dura, perché a 75 anni è ancora costretto a lavorare vista la pensione di soli 200€. Ci racconta di dinamiche politiche e storiche, che non commentiamo.

Per pochi LEK visitiamo il castello di Argirocastro nel quale sono conservate le armi del tempo. E’ stato decisamente molto interessante transitare con la nostra moto tra le vie di questa città storica, vicoli che a tratti sono così stretti da farci dubitare che siano pedonali. Ripetutamente ci imbattiamo in vicoli ciechi o in piccole piazze piastrellate che chiudono l’accesso alle case affiancate tra loro quasi a volersi proteggere. Non deve essere stata semplice la viabilità tra queste vie anche in tempi passati. Incrociamo su una via due casalinghe che chiacchierano tranquillamente per strada indossando il grembiule e tenendo in mano il forchettone da cucina. I ritmi e i modi di vivere sono decisamente molto diversi dai nostri. Scesi dal centro storico e raggiunta la pianura ci fermiamo a far benzina e la strada principale e disseminata di cantieri per la sistemazione del ciglio stradale e dei marciapiedi. In molti si occupano di queste attività, tanto che ci fa dubitare si tratti di un modo per impegnare le numerose persone che altrimenti emigrerebbero da queste terre.

Oggi visiteremo The Blue Eye, una sorgente dall’incantevole bellezza delle sue acque. L’SH4 è larga e scorrevole, così scorrevole che veniamo fermati dalla polizia per un controllo, forse perché avevo una andatura un po’ allegra. Giunto alla deviazione per Muzine, la strada si fa interessante, con un buon asfalto pieno di curve e controcurve. Scendendo e imboccando la SH99 sulla dx troviamo l’accesso al The Blue Eye dove si può accedere pagando soli 200 LEK. Oltrepassata la diga che trattiene il lago proseguiamo su una strada sterrata che ci porta ad un parcheggio. Il lago emana un brutto odore di acqua marcia, ma proseguendo lungo la strada questo odore scompare. Pensavamo ci fosse più turismo in questo luogo e invece c’è solo un piccolo pulmino che trasporta turisti orientali. Parcheggiamo la moto e il conducente del pulmino si avvicina chiedendoci se siamo italiani. Gli chiedo come faccia a conoscere così bene l’italiano e lui mi racconta di aver lavorato per 8 anni a Piacenza, dove faceva il muratore. Poi è rientrato in Albania perché i genitori non stavano bene di salute. Notiamo che attorno a noi è tutto sporco e abbandonato e ci sono delle rovine di edifici in un ansa sulla destra del piazzale. Chiediamo spiegazioni. Il conducente del pulmino ci racconta che lo Stato albanese ha deciso di riqualificare questo sito turistico e per questo ha raso al suolo le vecchie strutture abusive di un ristorante e un negozio di oggetti turistici senza dare alcun preavviso ai proprietari di quelle attività. Li sul posto c’è uno dei proprietari che, con gli occhi lucidi tra le rovine della sua ex attività, cerca qualche oggetto che forse è possibile recuperare. Oltrepassato il ponte blu si cammina affianco al fiume per un centinaio di metri fino alla fonte rigogliosa del Syri i Kalter, ovvero The Blue Eye. La zona è circondata dalla roccia calcarea che le conferisce questo meraviglioso colore e la fa sembrare un occhio umano. È molto emozionante osservare la sorgente dall’alto, grazie ad un terrazzo costruito in ferro di colore verde, fissato in modo instabile nel terreno. Nessuno conosce l’esatta profondità di queste acque limpidissime alimentate da un fiume sotterraneo. Gli esperti sono arrivati ad esplorare solo i primi 50 metri di profondità. Quella di Syri i Kalter è la sorgente più ricca di tutto il Paese, qui la temperatura è costantemente sui 12°C tutto l’anno. Facciamo una passeggiata nel parco circostante la sorgente e troviamo numerose viuzze e sentieri che serpeggiano nella vegetazione, dove incrociamo corsi d’acqua e alcune grotte.

Proseguiamo verso il parco nazionale di Butrint dove percorriamo la strada che sovrasta il grande lago. In Albania ci sono molti cani randagi lungo la strada. Ci fa tenerezza osservare un paio di cani che accudiscono un piccolo cucciolo appena investito che sembra dormire sul ciglio della strada. In pianura incrociamo molti trattori, del resto questo è il periodo in cui si raccolgono le olive. Arrivati al canale di Butrint paghiamo 2€ per attraversare il canale con una chiatta trainata da corde d’acciaio collegate ad motore che si trova all’interno di un piccolo edificio.

Immancabile è la visita al sito archeologico di Butrin le cui origini risalgono al VIII secolo A.C dove sono conservati patrimoni della cultura civile ed ecclesiastica dell’epoca bizantina, veneziana, e ottomana. La città antica di “Buthrotum” venne fondata dagli esuli che abbandonarono la citta di Troia dopo la sua caduta. Il teatro olimpico e il castello sono ben conservati anche se il teatro è la più bella attrazione del sito.

Raggiungiamo nel primo pomeriggio Ksamir e decidiamo di fermarci alla prima spiaggia che incontriamo. Ksamir è caratterizzata da una spiaggia che corre lungo tutta la costa con un mare dalle varie gradazioni di azzurro e verde pieno di pesce. Ci fermiamo ad osservare delle donne che stanno pulendo del pesce appena pescato. L’aria che si respira in questo luogo, è un’aria di semplicità e serenità. Trascorriamo il pomeriggio in spiaggia godendoci i 26 °C e facendo il bagno in mare. Peccato che ci siano molte nubi e il sole compaia solo a tratti. Verso sera proseguiamo il nostro viaggio raggiungendo Sarande, dove trascorreremo la notte.

Sarande è una città viva, con molti hotel e ristoranti. La sera passeggiamo lungo la costa e ci fermiamo a mangiare una cena a base di pesce che ci costerà come una pizza in Italia.

Il giorno successivo visitiamo il castello di Sarande che sovrasta la collina nelle vicinanze della città. Il castello non è visitabile, e prima di entrare tra le mura c’è un obice e un mortaio posizionati sul prato. Esternamente la struttura è curata, anche se all’interno delle mura si ha l’impressione di accedere ad un ristorante vista la presenza dei numerosi tavolini e sedie accatastati. Il panorama è fantastico e in lontananza si nota l’isola greca di Corfù. Curiosamente osserviamo affianco a noi un anziano che urla ad un pastore con una decina di capre di allontanarsi dalla zona in cui sta transitando con il gregge. Il loro modo di dialogare risulta simpatico, perché viene accompagnato da gesti ampi che fanno sorridere.

Proseguiamo il nostro viaggio direzione Valona costeggiando la costa e prima di Bosch deviamo sulla vecchia strada sterrata che sale a Corraj. All’inizio sembra solo una strada bianca, curata, a tratti presenta delle profonde buche parzialmente chiuse da una gran quantità di ghiaino che fa perdere aderenza, ma nulla di preoccupante. Proseguendo verso l’interno la presenza di ghiaia si riduce e quindi è possibile aumentare l’andatura. Dopo un tratto in salita dritto mi trovo in una curva chiusa dalla presenza di una mandria di mucche che all’inizio si impauriscono al mio arrivo e poi si avvicinano e ci osservano incuriosite. Sta di fatto che non si spostano e quindi scendo dalla moto e cerco di fare un po’ di largo tra queste simpatiche “amiche”, ma quando risalgo mi richiudono la strada e quindi decido di proseguire piano piano con la moto finché con fatica e con l’aiuto di Alice riesco a passare. La strada sale e giunti sopra la collina la vista è meravigliosa.

Proseguiamo raggiungendo una deviazione nel paese di Kuc dove deviamo verso la costa raggiungendo Porto Palermo. A Porto Palermo ci fermiamo a bere un caffè in un baretto sulla spiaggia, nell’attesa ci leviamo di dosso la polvere bianca accumulata lungo la strada sterrata. Proseguiamo visitando Himane, Gjipe beach, Palase Beach, e Dhermi Beach. Nel pomeriggio ci fermiamo in una piccola spiaggia dove ci mettiamo in costume assaporando il sole caldo di questa bella giornata limpida (ci sono 26 °C), e nel frattempo osservo un gregge di capre che è costretto a mangiare su una ripida scogliera vista la scarsa presenza di vegetazione. Verso le ore 15.00 proseguiamo il nostro viaggio verso Valona, conquistando il passo del monte Cika, dove la strada piena di tornanti sale rapidamente dal mare fino a quota 2000.

Arrivati a Valona la città si presenta piena di edifici di nuova costruzione con una viabilità curata. Proseguiamo verso il paese di Zvernec, superando una zona abbandonata tra le sterpaglie e le baracche piena di zingari e di fuochi improvvisati accesi lungo la strada. Il fumo, la confusione di gente sulla strada e l’asfalto messo male non disegnano un bel quadretto, ma entrati nella laguna di Narta giungiamo alla chiesa della Santa Maria, un monumento ortodosso di straordinaria bellezza. Ho letto molto su questo luogo e il mistero che si cela dietro questi 5 edifici è palpabile nell’aria che si respira calpestando quel ponte di legno che sovrasta la laguna e ci porta su quest’isola piena di cipressi. Quest’isola è stata luogo di sofferenza e di cura contro le malattie in tempi remoti, ma è anche stata meta di pellegrinaggi e, per un breve periodo, carcere per politici corrotti.

Verso le ore 17.30 riprenderemo il viaggio raggiungendo Durazzo dove salperemo con la nave per Bari alle ore 22.00.

Qualche anno fa avevamo attraversato l’Albania e ci era piaciuta per il suo essere “bella” nell’essere “semplice”: il suo popolo ci aveva trasmesso la passione e dedizione nell’accoglienza del turista. Questo viaggio è stata una piacevole conferma.

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