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Col del Lis e dintorni di Lanzo in moto

Tempo di lettura: circa 4 minuti

Approfittando delle temperature invernali anomale e con la scusa di testare l’equipaggiamento delle moto per il prossimo viaggio, abbiamo percorso un breve ma scenografico itinerario a due passi dal capoluogo piemontese.

Percorrenza120 km
Tempo3-4 ore
PeriodoTutto l’anno
AbbigliamentoMultistrato (si superano i 1300 metri di quota)
RifornimentiBenzinai su tutto il percorso

Siamo a fine febbraio e le temperature non lo dimostrano affatto: dopo una settimana chiuso in ufficio a rimpiangere il bel sole e le temperature miti del mondo esterno, chiamo Simone e gli impongo un giretto in moto nel weekend.

Non abbiamo una meta precisa e così imposto una rotta cercando il maggior numero di curve possibili senza fare troppa strada o salire troppo di quota.

Si parte dal parcheggio del Penny Market di Avigliana (ritrovo ufficiale di tutte le combriccole domenicali in cerca di avventura) seguendo le indicazioni per Almese e poi per il Col del Lis (anche detto Colle del Lys).

Ci lasciamo alle spalle il semaforo che divide Villar Dora da Almese e abbandoniamo la pianura; la strada sale decisa, superiamo Rubiana e proseguiamo su una stretta SP97 che si inerpica tra borgate composte da quattro case, una chiesetta e l’immancabile osteria.

A Mompellato ci fermiamo per comprare lo squisito pane di montagna che, al contrario di quello venduto a Torino, ha il pregio di rimanere morbido e gustoso a lungo. Vogliamo goderci per bene l’anomalo caldo invernale e per pranzo mangeremo panini stesi al sole.

Essendo esposto a Sud, l’asfalto è pulito e ci sono poche tracce di neve a bordo strada. Il traffico ci impone una guida molto rilassata e ci godiamo le curve fermandoci ogni tanto a fare qualche foto.

Arrivati al Col del Lis smontiamo dalle moto per un buon caffè al Bar La Pineta, nonostante i 1311 metri sul mare ed i 7°C ci sistemiamo nella terrazza esterna: il sole e l’abbigliamento tecnico fanno il loro dovere.

Proseguiamo verso Viù, la SP97 scende attraversando boschi di faggi imponenti, ma l’esposizione a Nord impone un’attenzione maggiore alla guida: molti tratti sono in ombra e l’asfalto è molto più sporco rispetto a prima.

Ho finalmente l’occasione di testare a dovere gli pneumatici Anlas Capra RD che ho montato da poco. Il feeling è ottimo, la tenuta di strada è stata perfetta in tutte le condizioni che abbiamo attraversato: curve strette su brecciolino e asfalto poco curato, curvoni veloci su asfalto ben asciutto, temperature anche piuttosto basse (3°C nei boschi esposti a Nord).

Dopo qualche sosta foto e un imprecisato numero di curve intercettiamo la SP32: il sole illumina il fondo valle, la carreggiata si allarga e l’andatura può alzarsi un po’. Arriviamo in fretta al ponte sul fiume Stura e decidiamo di dare fondo alle nostre scorte di cibo per il pranzo. Ci fermiamo in quella che sembra un’area picnic poco attrezzata per scoprire che in realtà non è che il parcheggio del cimitero di Germagnano. Poco male!

La temperatura sul fondo valle è primaverile, così decidiamo di dedicare qualche minuto al montaggio delle sonde SMART IAT di Belinassu. Su BMW R1200GS ed F800GS il lavoro è davvero veloce (bastano una decina di minuti ed una chiave Torx T25) e i risultati si apprezzano subito: sparisce il buco di erogazione ai medi regimi, migliora la risposta ai bassi riducendo l’effetto on-off, si perde un po’ di freno motore. Tutto questo senza intervenire sulla mappatura della ECU. Per ora l’impressione è di aver speso bene i nostri soldi, col tempo capiremo l’impatto sui consumi.

Risaliamo sulle moto, superiamo il ponte e giriamo a destra imboccando la SP1 verso Ceres; dopo qualche chilometro giriamo a nuovamente a destra in direzione Sant’Ignazio, su una ripida stradina in cui la pendenza arriva a toccare il 10%.

Sugli stretti tornanti della SP30 apprezziamo i benefici della IAT modificata, ma senza esagerare: il Santuario di Sant’Ignazio ci scruta severo dall’alto ed è meglio godersi la strada ed il panorama con un’andatura turistica votata al relax. Su queste stradine secondarie non passa quasi nessuno, l’unico essere vivente che incrociamo è un maschio di capriolo con il palco coperto dal velluto primaverile.

Vorremmo raggiungere il Lago dell’Amiantifera di Balangero, bacino artificiale creato nella voragine di quella che fu la più grande cava di amianto d’Europa. Fortunatamente l’amministrazione pubblica ha provveduto a sbarrare tutta la zona per evitare a due incoscienti motociclisti di respirare a pieni polmoni in una zona ricca di polveri di asbesto.

«C’era amianto dappertutto, come una neve cinerina: se si lasciava per qualche ora un libro su di un tavolo, e poi lo si toglieva, se ne trovava il profilo in negativo; i tetti erano coperti da uno spesso strato di polverino, che nei giorni di pioggia si imbeveva come una spugna, ed un tratto franava violentemente a terra».

Primo Levi

Ci fermiamo un’ultima volta a chiacchierare nell’area picnic di Lanzo, circondati dal profumo delle prime grigliate all’aperto dell’anno. Da qui rimane un ultimo divertente tratto di strada tra Fiano e La Cassa, dopodiché lasceremo riposare i nostri bicilindrici in sesta e ce ne torneremo a casa, pronti a ributtarci in una settimana di lavoro.

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Gabriele

In sella alla mia BMW R 1200 GS attraverso il traffico torinese, mi godo i tornanti delle alpi nord-occidentali e vado alla scoperta del mondo accompagnato da mia moglie Stefania.

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