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#TurchiaInMoto: da Torino a Istanbul

Tempo di lettura: circa 16 minuti

Giorno 1: l’imbarco ad Ancona

L’appuntamento è per le 9 all’ingresso del Decathlon di Moncalieri. In questo viaggio saremo 3 moto e 5 persone. Io e Gabriele sulla BMW R1200GS, Arturo su Honda Transalp 700, e Simone, sulla sua BMW F800GS, accompagnato da Alice. Alice è alla sua prima esperienza di viaggio in moto, ha acquistato il suo casco appena il giorno prima, ma l’idea di affrontare 7000km (come da piano iniziale), non sembra preoccuparla.

Passiamo qualche minuto ad associare gli interfoni dei piloti e ci infiliamo subito in autostrada. Abbiamo un primo appuntamento presso la sede di Midland a Reggio Emilia. Dopo aver gironzolato un pochino nella zona industriale della città alla ricerca dell’indirizzo esatto e di un benzinaio, raggiungiamo Raffaele Ronchei, che ci lascia due prototipi di interfoni da testare: un BTX1 PRO S e un BTX2 PRO S. Facciamo alcune foto e salutiamo. È già ora di pranzo, per cui ci fermiamo in un prato poco distante, vicino a un self-service frequentato dai lavoratori, a mangiare i panini che abbiamo preparato prima di partire.

Ripartiamo passando sui bei ponti di Calatrava. Ogni tanto troviamo un po’ di coda sulla A1. Arrivati ad Ancona facciamo un po’ di spesa per la cena e ci dirigiamo verso il porto. Scopriamo che bisogna fare il check in biglietteria, in un’area abbastanza distante dagli imbarchi. Arrivati ormai nei pressi del traghetto, ci viene segnalato un errore sul biglietto della moto di Simone, che quindi deve tornare indietro in biglietteria a farlo correggere.

Dopo aver sistemato le cose in cabina e esserci cambiati, ci accomodiamo al bar dove veniamo “deliziati” dal tradizionale piano bar, con danze gioiose di grandi (over 70?) e piccini, ogni volta che parte un pezzo latino americano. Ci prepariamo dei panini con ciò che abbiamo comprato al supermercato e, dopo cena, tiriamo fuori le carte da gioco. A questo punto Simone rivela un’inedita vocazione da prestigiatore e ci stupisce tutti con la sua abilità!

Giorno 2: da Spalato (Split) a Dubrovnik

Gli altoparlanti cominciano a dare la sveglia alle 6 meno un quarto del mattino. Una volta sbarcati, affrontiamo i controlli in dogana. Gabriele viene chiamato all’interno e comincia a restarci per un periodo di tempo alquanto sospetto. Il passaggio della dogana è infatti ormai sgombro e siamo rimasti solo noi. Scopriamo che il libretto della moto risulta ancora sul sistema di segnalazione dell’area Schengen chiamato ‘Sirene’, in seguito al furto del 2017. La polizia della dogana decide quindi di trattenerlo e ci informa che la procedura prevede che sia rispedito a Roma alla polizia italiana. Molto scoraggiati e preoccupati, ci allontaniamo dalla zona della dogana (anche fortemente sollecitati dai funzionari) e Gabriele inizia a chiamare casa per cercare di trovare una soluzione con la polizia italiana o un qualche organo diplomatico. Senza la carta di circolazione non possiamo continuare il viaggio.

Ci fermiamo in una spiaggia a Podstrana e ci accomodiamo ai tavoli sul molo del ristorante “Villa Mario”, dove beviamo un caffè alquanto deludente. Per fortuna, almeno il mare è stupendo, c’è un bel sole e si sta davvero bene. L’ambasciata è chiusa, ma troviamo il numero di cellulare della vice console italiana a Split, la quale ci dà una mano a capire esattamente il problema e a fare da tramite con la polizia della dogana. La polizia italiana ha rimosso la targa del veicolo dal sistema di segnalazione, ma non il numero di libretto. Dopo mille telefonate, nonostante sia il sabato prima di Pasqua e il funzionario sia ferie, è così gentile da partire da casa per andare in questura a rimuovere la segnalazione. Torniamo in dogana a spiegare che la segnalazione è stata rimossa, ma il capo doganiere è inflessibile. Per fortuna, la sua collega è più gentile e trova il modo di convincerlo a fornirci una soluzione qualsiasi. Ci richiedono quindi che l’Interpol italiana chiami quella croata, e che quest’ultima chiami direttamente loro in dogana per autorizzarli a riconsegnarci il documento.

Nel frattempo decidiamo di pranzare sul lungomare di Spalato, mentre aspettiamo che la situazione si sblocchi. Incredibilmente torniamo in possesso della carta di circolazione e, dopo “sole” 6 ore di ritardo, finalmente ripartiamo verso sud!

Imbocchiamo la strada 8, che corre lungo la costa. Facciamo un viaggio di alcune ore con le montagne sulla sinistra e, sulla destra, calette affacciate su un bellissimo mare. La vista è singolare, poiché il mare non prosegue fino all’orizzonte, ma è arginato molto presto dagli arcipelaghi di isole che fronteggiano la Dalmazia. Lungo la strada è tutto un fiorire di iris, possiamo anche sentirne il profumo. Ci fermiamo in un’area di sosta panoramica frequentata da altri motociclisti. Uno di questi ha pensato bene di accomodare una Barbie sul suo sedile passeggero, evidentemente in mancanza di un’accompagnatrice a grandezza naturale. Anche il delta del fiume Narenta ci regala una vista meravigliosa su una piana, in cui i frutteti e i campi sono circondati da canali.

Avevamo in programma di prendere un traghetto a Ploče che ci permettesse di evitare le due frontiere con la Bosnia. Non avendo trovato informazioni chiare online, scopriamo solo una volta arrivati sul posto, che il primo traghetto partirebbe 3 ore più tardi. Gabriele va giusto a verificare quest’informazione su quella che sembra essere un’agenzia viaggi o una biglietteria dall’altra parte della strada, quando viene rapito da una vecchina dall’andatura incerta, che lo conduce sotto braccio dietro l’angolo della prima strada, sotto i nostri occhi increduli. Lo vediamo ricomparire poco più tardi, con la conferma che la vecchina l’aveva usato come bastone. Non ci resta che rimetterci in sella e attraversare in moto i confini del breve tratto di Bosnia che si incunea all’interno della Croazia per trovare uno sbocco sul mare. I controlli sono molto veloci, probabilmente in estate avremmo trovato più coda.

Sta ormai calando la sera, quando raggiungiamo il ponte sospeso che segnala l’inizio della città di Dubrovnik (chiamata Ragusa di Dalmazia in italiano). La proprietaria della casa che abbiamo affittato è alta più o meno 2 m e ci incute un po’ di soggezione. Dopo averci mostrato la casa e il grande giardino (non avremo molto tempo per godercelo), ci rimedia un parcheggio per le moto in un’area pubblica. Siamo stanchissimi, ma non possiamo non andare a cena nel centro della città, che la sera è particolarmente affascinante. Le mura di Dubrovnik sono state costruite tra il XIII e il XVI secolo. All’interno delle mura si trovano magnifici edifici antichi in condizioni perfette, le strade sono tutte in pietra chiara. La città è patrimonio Unesco ed è stata teatro negli ultimi 8 anni delle riprese della serie TV “Il trono di spade”. Io e Arturo a quanto pare siamo gli unici due ad averla seguita e passiamo il tempo a canticchiare il tema della serie come due cretini. Siamo talmente sfatti da tornare a casa in taxi.

Giorno 3: da Dubrovnik a Tirana

La mattina dopo decidiamo di tornare nel centro, per dare un’occhiata alla città anche alla luce del sole. Facciamo colazione nello Stradun. I prezzi in Croazia non sono molto diversi dall’Italia, soprattutto in luoghi così turistici. È la mattina di Pasqua e, proprio sopra le nostre teste, cominciano a suonare le campane ad un volume da far tremare la terra.

Ci dirigiamo verso la piazza, dove un piccolo gruppo folkloristico canta e suona canti tradizionali in cima alle gradinate della chiesa. Una persona vestita da coniglio dona uova ai bambini, altre persone in abiti tradizionali sono intente a dipingere le uova. Di giorno ci sono molti più turisti, ma l’atmosfera di festa è talmente piacevole che ci attardiamo fin troppo e, quando risaliamo in moto, sono già le 11. Imbocchiamo una strada costiera che ci regala gli ultimi sguardi sulla città che guarda il mare.

La statale abbandona la costa e, dopo essere stati superati da un aereo in atterraggio sulla pista di Dubrovnik-Čilipi, arriviamo alla dogana montenegrina. Sia noi che Arturo abbiamo un duplicato della carta verde stampato su un normalissimo foglio di carta bianco, cosa che fa dubitare i doganieri sul fatto che non sia una legittima “carta verde”, per cui dobbiamo stipulare un’altra assicurazione al costo di 10€. Quella di Simone è stampata su carta verde, e viene accettata senza battere ciglio.

Superato un breve sterrato causato da lavori stradali, giungiamo alla prima insenatura del fiordo di Cattaro (Kotor). Quello che vediamo non è nulla di particolarmente emozionante. Ci fermiamo a pranzare in un fast-food molto slow, ma davvero economico. Nonostante non appartenga all’Unione Europea, il Montenegro non conia moneta e ha adottato l’Euro come valuta ufficiale dal 1999 (prima veniva utilizzato il marco tedesco).

Ormai ben rifocillati, proseguiamo verso la seconda insenatura del fiordo, che rivela scenari spettacolari. Le Bocche di Cattaro sono il più grande porto naturale dell’Adriatico. Per tutto il primo tratto sembra di costeggiare un lago. Si arriva poi alla città. Il centro è popolato dai turisti scaricati dalle navi da crociera. Cattaro faceva parte della Repubblica di Venezia, oggi è patrimonio UNESCO. La sua particolarità sono le impressionanti mura che si inerpicano curiosamente su per la montagna sovrastante, costruite per difendersi dagli Ottomani. La spesa per la costruzione di questa imponente opera fu così ingente che pare a Venezia sia ancora in uso il detto «Te me costi come i muri de Cattaro».

Senza fermarci, raggiungiamo la spettacolare Kotor Serpentine, detta strada dei 50 tornanti, e cominciamo a salire sul monte Lovćen. Man mano che si sale la vista sulle due anse del fiordo diventa sempre più mozzafiato. Dopo un paio di stop ai punti panoramici, arrivati in cima, ci si presenta il tipico paesaggio di alta montagna, prevalentemente brullo. Ci imbattiamo in un paesello con le case dai tetti spioventi. Simone ci fa sapere di averlo trovato molto inquietante e che ci fosse un po’ troppo silenzio.

Dopo un’ora di viaggio sulle veloci curve delle strade P1 e M2.3, Gabriele improvvisa una deviazione sulla destra infilandosi in una strada rurale. La cosa mi riporta subito alla mente situazioni già vissute in Sardegna, in cui a imboccare strade di campagna abbiamo ottenuto un involontario rientro in notturna. Simone e Arturo, dietro di noi, sono un po’ dubbiosi e aprono la conferenza con gli interfono per chiedere spiegazioni.

La strada è stretta e un po’ dissestata, procede in discesa immersa nella vegetazione. Il profumo di fiori e i colori sono inebrianti. Incontriamo due ragazzi in difficoltà su una VW Golf ribassata, probabilmente hanno sbagliato strada. Dopo un po’ di curve, davanti a noi si presenta un paesaggio insolito e stupefacente: verdi collinette emergono dalle acque paludose del lago di Scutari. Quel che vedo mi ricorda un po’ le foto della Nuova Zelanda. Ci fermiamo nel punto panoramico nei pressi di un hotel che sembra abbandonato, ma in cui, a quanto pare, abita perlomeno la famiglia di un bambino con il suo cane. Davanti a noi le anse del fiume di Crnojevic producono un panorama da sogno.

Ripartiamo a malincuore perché dobbiamo assolutamente arrivare a Tirana, dove ci aspetta un caro amico di Arturo: David. Riprendiamo lo stradone a due corsie che ci fa scendere fino alla grande pianura coperta di vigneti che ospita Podgorica, la capitale del Montenegro. Aggiriamo la città senza intravedere nulla, se non alcuni sobborghi piuttosto disagiati. Superata una pianura coperta di vigneti, ritroviamo le sponde del lago di Scutari (da questo versante sono meno interessanti).

Arrivati in dogana, superiamo velocemente i controlli sul lato montenegrino, mentre in Albania ci vengono controllati a più riprese i documenti. La parte di Albania che attraversiamo non offre particolari attrazioni; gli abitanti sembrano avere l’abitudine di fare jogging, passeggiare o andare in bici lungo la corsia d’emergenza dell’autostrada.

Ce la mettiamo tutta ma, a causa di un traffico alquanto disordinato, non riusciamo ad arrivare a Tirana prima del tramonto. Entrati in città ci scontriamo con l’abitudine parecchio alternativa di imboccare le rotonde pretendendo la precedenza rispetto a chi si trova all’interno. Ci fermiamo a fare benzina e aspettiamo di incontrare David. Dopo aver parcheggiato le moto nel cortile di casa sua, ci spostiamo a cena in un ristorante (sono già passate le 21.00). Il piatto forte è una torta salata a base di ricotta e spinaci (Byrek). Mangiamo anche salsicce e carne arrosto di vario tipo. David ci cede gentilmente le due stanze dell’appartamento che ha preso in affitto da pochi giorni.

Giorno 4: da Tirana a Sindos

Il mattino dopo decidiamo di attraversare il centro di Tirana, nel poco tempo che gli dedichiamo non troviamo nulla che sia degno di una visita. Il simbolo della città è un edificio di cemento armato a forma di piramide, in stato di totale abbandono. L’Albania è un paese a maggioranza musulmana.

Musulmani, cattolici e ortodossi convivono pacificamente e lo stato riconosce le festività di tutte e tre le confessioni. Pare che gli albanesi usino impiccare dei peluche sulle facciate delle case come talismano contro il malocchio. In effetti ad un certo punto noto un puffo rosa appeso per il collo…

Parte dell’autostrada A3 è ancora in costruzione e il navigatore ci porta fuori rotta, in una zona rurale popolata di bambini in bici e sfasciacarrozze improvvisati. Trascorriamo alcuni minuti in questi paesini fuori dal tempo, alla fine troviamo il modo di rientrare correttamente in autostrada. Finita l’autostrada e superata la città di Elbasan, imbocchiamo la SH3 che costeggia le anse del fiume Shkumbin e ci porta in montagna.

Ci fermiamo al passo Qafë Thanë per una piccola sosta, facciamo merenda con le fragole vendute a bordo strada da una coppia di signori socievoli. Uno dei due parla un po’ di italiano e chiacchiera con noi, in particolare ci tiene a farmi sapere quanto sia importante per un albanese avere una Mercedes (anche se vecchia di 30 anni).

Raggiungiamo le sponde del Lago di Ohrida, uno dei maggiori bacini della penisola balcanica e considerato uno dei più antichi della Terra. Molti pescatori offrono il pesce appena catturato sul bordo della strada. Alcuni hanno delle vasche con il pesce vivo. Si tratta della trota koran, pesce endemico di queste acque. Ci fermiamo a pranzo nel primo borgo che incontriamo per assaggiarla, come suggerito da David.

Dopo tutta la giornata in moto arriviamo finalmente nei sobborghi di Salonicco, dove passeremo la notte. Fa molto freddo e abbiamo preso un po’ di pioggia. Per fortuna dopo una giornata monotona e faticosa rimediamo un’ottima cena greca. In Grecia si può ancora fumare nei locali, scoperta che riempie di gioia Simone.

Giorno 5: da Sindos a Istanbul

Iniziamo la giornata con una sosta nella zona industriale di Salonicco per visitare Moto Market, distributore Caberg per la Grecia: facciamo due chiacchiere e qualche foto ai nuovi caschi Caberg Levo che stiamo testando. Ripartiamo in direzione Est sulle autostrade greche. Il tempo non è proprio il massimo e prendiamo qualche goccia di pioggia dopo aver superato la penisola Calcidica.

Alla frontiera turca troviamo una coda ben più consistente rispetto alle dogane attraversate fin’ora. Un canale corre lungo il confine, pattugliato da soldati turchi più interessati alla pesca con la lenza che ai veicoli in transito: l’amo si incastra sul fondale sassoso al primo lancio. Superiamo un primo controllo dove vengono fotografate le targhe dei mezzi e in seguito altri tre controlli dei documenti. Infine un funzionario chiede di aprire tutte le valigie, ma si limita a una rapida occhiata. Finalmente otteniamo il visto ed entriamo in Turchia.

Il paesaggio è fatto di morbide collinette coltivate. La statale è un enorme stradone a due corsie per senso di marcia, con asfalto in ottime condizioni e, ogni tanto, una “rotonda” con le precedenze al contrario per fare inversione di marcia. Più ci avviciniamo a Istanbul, più il traffico si fa intenso.

All’ingresso dell’autostrada E80 cerchiamo di capire come dotarci del tagliando HGS per il pagamento dei pedaggi, ma le istruzioni languono. Parcheggiamo nei pressi del casello, vicino a un gruppo di camperisti italiani in viaggio con l’agenzia “Tropico del Camper”, che ci fanno notare il piccolo ufficio postale sulla carreggiata opposta. Attraversiamo l’autostrada a piedi e nell’ufficio PTT stracolmo di italiani scopriamo che è possibile pagare solamente in contanti, che ancora non abbiamo. Per fortuna si può acquistare il tagliando entro 15 giorni dall’ingresso in autostrada.

L’autostrada ci porta in fretta nel cuore della città, seguiamo le indicazioni per Sultanahmet e in breve tempo ci troviamo imbottigliati. L’app OsmAnd ci guida in un dedalo di strette vie del distretto delle scarpe, dove è in corso il riassortimento dei negozi. Una quantità incredibile di scatole vuote viene riversata per strada e galleggiamo con le moto su un tappeto di cartone ondulato per un buon quarto d’ora. Le scarpe sono per lo più imitazioni dei più noti marchi sportivi.

Raggiungiamo l’hotel Burckin e ci dirigiamo velocemente alle docce. Su consiglio del receptionist andiamo a cena in un locale che serve kebab nei pressi dell’hotel, ma ne usciamo poco soddisfatti. Ripariamo andando a goderci lo spettacolo della Moschea Blu e di Agia Sofia illuminate da toni caldi, tra loro risalta una fontana illuminata da una luce violetta. La grande piazza tra i due monumenti è addobbata di tulipani, fiori di origine turca.

Giorno 6: Istanbul

Questa giornata sarà l’unica di riposo per le nostre moto. Iniziamo visitando la Moschea Blu, purtroppo gli interni sono in ristrutturazione e gran parte del monumento è nascosto dai ponteggi. Entriamo a Santa Sofia, la situazione è più o meno la stessa. Agia Sofia è nata come cattedrale ortodossa per poi essere convertita in cattedrale cattolica, moschea e infine museo (dal 1935). Anche presso la Basilica Cisterna sono in corso lavori di ristrutturazione ed è stata svuotata dell’acqua.

Pranziamo presso uno dei ristoranti di pesce sul bosforo e ci avviciniamo a vedere da vicino la torre di Galata. Il quartiere intorno è ricco di negozietti di souvenir e artigianato.

Prima di ordinare pesce venduto a peso, chiedete sempre il prezzo al kg: eviterete un'amara sorpresa al momento di saldare il conto.

Riattraversiamo il corno d’oro e risaliamo il capo del serraglio, visitando il Bazar Egiziano, la grande moschea di Solimano ed infine il Gran Bazar. Ceniamo in una sorta di self-service affacciato su Sultanahmet e aspettiamo l’ora del sonno sulla terrazza panoramica dell’hotel, ammirando Agia Sofia.

Il viaggio continua nella seconda parte della #TurchiaInMoto: Nallıhan, Tuz Gölü e Cappadocia!

In questo viaggio abbiamo messo alla prova alcuni prodotti dei nostri partner tecnici:

  • caschi modulari Caberg Helmets Levo: leggeri, silenzionsi e dotati di una visiera panoramica favolosa, sono il top per il mototurismo a lungo raggio
  • interfoni Midland BT Next Pro, BTX1 Pro S e BTX2 Pro S: audio chiarissimo a tutte le andature con la possibilità di parlare in conferenza tra i piloti delle moto, davvero ottimi e consigliati
  • molle progressive Hyperpro: un upgrade enorme rispetto alle molle originali della BMW R1200GS, migliorano moltissimo il comportamento della moto in curva senza ridurre il comfort di marcia grazie al coefficiente elastico che cambia a seconda della forza esercitata sulla molla, costano poco ma rendono molto (distribuite da Rinolfi)
  • pastiglie freno Brembo in mescola LA: sinterizzate e specifiche per i freni anteriori delle moto da turismo, frenano forte dopo pochi km di rodaggio e promettono durata superiore (distribuite da Motorquality)
  • cupolino maggiorato Adventure WRS per BMW R1200GS: permette di rilassarsi parecchio quando si viaggia a velocità sostenute, alleggerendo il carico sulla muscolatura cervicale e riducendo il rumore causato dalla turbolenza, l’archetto di sostegno permette di montare navigatori&co senza ostruire la strumentazione della moto
  • olio motore Putoline SPORT 4 15W-50: semi-sintetico (API SL, JASO MA2), la BMW R1200GS non ne ha mangiato una goccia nei 7000km percorsi dal tagliando (distribuito da Rinolfi)
  • S.M.A.R.T. IAT di Belinassu: una sonda plug&play che migliora il tiro del motore ai bassi e medi regimi ingrassando la miscela, semplice da installare e completamente reversibile
  • pneumatici Anlas Capra RD e Capra R: gomme stradali che non disdegnano off-road leggero, ottimo feeling anche su bagnato, il consumo nei 5500km del viaggio è stato regolare
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Stefania

Sarda di nascita, torinese di adozione, nel lavoro mi occupo di sviluppo web e nel tempo libero viaggio per il mondo con mio marito Gabriele.

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