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#MaroccoInMoto: cascate di Ouzoud, scimmie, Meknes e Fes

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Dopo aver esplorato il versante Sud dell’Alto Atlante è ora di scoprire cosa ci riserva la parte Nord: vegetazione mediterranea, cascate mozzafiato, parate equestri, scimmie dispettose, foreste di cedri e città imperiali.

Giorno 6: la Tbourida a Beni Mellal

Fortunatamente i nostri abiti si sono asciugati durante la notte e i temporali del giorno precedente hanno lasciato il posto ad un bel cielo azzurro punteggiato da nuvolette bianche. Ci rimettiamo in marcia verso Sud-Ovest, riprendendo la strada del giorno precedente.

Raggiungiamo Beni Mellal evitando la superstrada N8 e fortunatamente entriamo in città anziché aggirarla con la circonvallazione, ritrovandoci nel bel mezzo di una grande festa; proviamo a parcheggiare le moto nei paraggi, ma alcuni poliziotti ci avvicinano per farci spostare le moto direttamente all’interno dell’area recintata in modo che stiano più al sicuro. La disponibilità dei marocchini nei confronti dei turisti non ha eguali.

Anche se le moto sono sorvegliate da uomini in uniforme, dimenticare le chiavi appese al quadro non è una grande idea

Siamo circondati da persone in festa, cavalli e cavalieri agghindati e armati di moschetto: è la Tbourida (chiamata anche Fantasia), una parata equestre che affonda le radici nel quindicesimo secolo e rappresenta un assalto militare di guerrieri arabi e berberi.

A ondate distinte i gruppi di cavalieri si dispongono in fila e, dopo un breve percorso al trotto, si lanciano al galoppo verso la tribuna d’onore; il momento clou dell’esibizione è lo sparo in simultanea di tutti i moschetti caricati a salve. Dalle tribune i tifosi di ogni gruppo si scatenano in ovazioni.

Passiamo parecchio tempo ad ammirare la parata e la grazia dei possenti cavalli arabi, tardando un po’ rispetto alla tabella di marcia.

Percorriamo la dritta e trafficata N8 fino ad Oulad Ayad, superiamo la grande fabbrica di zucchero e giriamo a sinistra sulla P3105: finalmente si torna a salire sulle montagne dell’Alto Atlante, piegando su curve di asfalto perfetto, circondati da una natura fantastica.

Inizialmente la vegetazione è mediterranea, a bordo strada abbondano apicoltori che vendono i loro prodotti. Assaggiamo il miele, dolcissimo e molto liquido; non ci lasciamo convincere e proseguiamo, il miele nostrano è davvero tutta un’altra cosa.

Salendo di quota il paesaggio si popola di conifere e sembra di essere sul percorso di un passo alpino. I 45km di strada tortuosa passano in fretta e raggiungiamo il paesello di Ouzoud in tempo per il pranzo. Prima di dirigerci alle cascate cerchiamo una stanza per la notte ed un ricovero per le moto, scoprendo che la zona è gettonatissima tra i turisti (stranieri e marocchini) e le stanze libere sono davvero poche.

Sistemati i bagagli nelle camere di una casa un po’ sgangherata ma ospitale, ci dirigiamo verso l’attrazione principale della zona: le cascate di Ouzoud, tre imponenti salti d’acqua per un’altezza totale di 110 metri. Le abbondanti piogge del giorno precedente hanno riversato nel fiume (Oued Tissakht) la caratteristica terra rossa del Marocco, lo spettacolo che si presenta è davvero particolare.

La giornata è stata davvero piena, ceniamo piuttosto presto nei pressi delle cascate, dove finalmente troviamo una birra!

Giorno 7: le scimmie di Azrou

Partiamo da Ouzoud e torniamo sui nostri passi, percorrendo la P3105 verso Nord fino a raggiungere la N8 che imbocchiamo in direzione Nord-Est. Passiamo la mattinata guidando su questa noiosa arteria principale per coprire i 260 km che ci separano da Azrou, città berbera dell’Atlante famosa per la lussureggiante foresta di cedri popolata da bertucce.

Prima di andare a cercare le scimmie ci sistemiamo all’Hôtel Le Panorama, costruito in stile chalet alpino… a dir poco fuori luogo!

L’arrivo alla foresta è segnalata dal Cèdre Gouraud, un imponente albero della specie Cedrus atlantica alto 40 metri e con almeno 800 anni alle spalle. La zona è piena di famiglie con bambini, accorse non tanto per i cedri ma per le numerose bertucce (Macaca sylvanus) che affollano il bosco.

Queste scimmiette pelose non sono affatto disturbate dalla presenza dell’uomo, anzi! Sono talmente abituate ai turisti da essere totalmente sfacciate nel chiedere noccioline, pagnotte e acqua (che bevono direttamente dalla bottiglia).

Rientriamo nella cittadina di Azrou per fare un giro nel piccolo centro e rientriamo all’hotel, dove ci dedichiamo al bucato utilizzando moto e alcune sedie come supporti per il nostro stendibiancheria portatile.

Giorno 8: visita di Meknes e arrivo a Fes

Da Azrou partiamo alla volta di Meknes passando per la cittadina di Ifrane, dove ci sentiamo davvero spaesati: siamo in un centro sciistico realizzato su modello dei paesini delle Alpi Svizzere per volere del re del Marocco.

Scappiamo subito da questa assurdità per dirigerci verso la più autentica Meknes, una delle quattro città imperiali del Marocco, la cui medina è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

Navighiamo a casaccio nel traffico della città per arrivare in qualche modo nella centralissima piazza El Hedime, dove per pochi spiccioli rimediamo un parcheggio sicuro per le moto ed una guida non ufficiale.

Visitiamo la medina, in cui predomina il colore giallo, e seguiamo la nostra guida attraverso panifici improvvisati, forni di hammam, monumenti vari e gli immancabili negozi di spezie e tappeti dove cercano di venderci più o meno qualunque cosa. Resistiamo tenacemente all’acquisto di un tappeto per poi sbucare davanti alla porta Bab Mansour e tornare a riprendere le nostre R1200GS.

A posteriori possiamo dire che sebbene sia molto piccola e meno famosa, la medina di Meknes è molto più autentica rispetto a Fes e Marrakech. Merita una visita se non avete tempo di fermarvi a lungo in una città, ma volete affacciarvi su uno scorcio di frenetica vita marocchina.

Prendiamo la N6 verso Est e in un sessantina di chilometri raggiungiamo Fes, ultima capitale del Marocco prima del dominio francese e uno dei più affascinanti centri del mondo arabo. La città è purtroppo molto turistica e qui troviamo per la prima volta un mucchio di scocciatori che ci assillano in cerca di una mancia per servizi piuttosto discutibili.

Il primo contatto con la città non è dei migliori: un ragazzino in scooter si offre di accompagnarci alla medina, ma in realtà non fa che portarci fuori strada e poi chiedere l’obolo per riportarci sulla retta via. Non cediamo e dopo una sequela di saluti piuttosto coloriti riusciamo a liberarci dello scocciatore e arrivare in centro (seguendo Google Maps).

Evitiamo di ripetere il tragicomico accesso nella medina di Marrakech in moto e parcheggiamo in uno dei molti parcheggi all’aperto adiacenti alle mura della città vecchia, per poi scaricare i bagagli nel Riad Meski (clicca qui per ricevere un buono sconto del 10% sulla prossima prenotazione Booking.com). Anche qui abbiamo qualche problema, dato che abbiamo pagato un surplus per avere la stanza con terrazzo e vista sulla medina, ma niente del genere è disponibile nella struttura…

Siamo piuttosto stanchi e decidiamo di dedicare qualche ora al riposo e uscire a fare un giretto soltanto verso sera. Fes è un autentico labirinto di vicoli che spesso terminano in un muro invalicabile; le cartine della medina riportano solo i percorsi principali e la navigazione satellitare in questi vicoli è praticamente inutile, il poco segnale che arriva rende molto imprecisa la localizzazione. Sperimentiamo subito questa difficoltà: scendiamo fino alla piazza R’cif e poi ci perdiamo clamorosamente al momento di rientrare in albergo. Anche qui veniamo assillati da uno scocciatore, ma a forza di sbagliare strada e girovagare tra i vicoli riusciamo ad orientarci e rientrare a dormire nel posto giusto.

Giorno 9: visita della medina di Fes

Effettivamente il Riad Meski possiede una terrazza con vista sulla medina: è situata sul tetto ed è il luogo dove viene servita la colazione marocchina (uova strapazzate con spezie, una sorta di pancakes con miele, succo d’arancia e l’immancabile tè).

Prenotiamo una guida (tramite l’hotel) per un tour di un paio d’ore al pomeriggio, dopodiché partiamo per un giro a casaccio. La medina di Fes è in una conca, per cui ci si troverà sempre a dover salire e scendere per raggiungere i luoghi nevralgici della città vecchia.

Iniziamo la giornata arrampicandoci su Rue Talaa Kebira verso la Bab Bou Jeloud (porta azzurra), l’ingresso occidentale alla città vecchia; lungo il percorso veniamo trasportati indietro nel tempo e incrociamo “negozi” che da soli meriterebbero un viaggio in Marocco: macellerie senza frigoriferi che vendono teste di montone e carni appese all’aria, pasticcerie che offrono dolci al miele presi d’assalto dalle api, banchetti con decine di varietà di datteri, carretti di spremute fatte sul momento, artigiani che lavorano tappeti, argento, metalli, cuoio, legno… ogni tanto passa un mulo caricato all’inverosimile di bombole di metano, rischiamo l’investimento e veniamo riportati nel presente.

Visitiamo la splendida madrasa (scuola coranica) Bou Inania il Fondouk el-Nejjarine, antico caravanserraglio ristrutturato da una fondazione privata e convertito in museo dell’artigiano e del legno. La struttura interna è davvero bellissima, merita una visita.

Dopo un rapido pranzo in uno dei numerosi bugigattoli della medina rientriamo al riad per incontrare la nostra guida. Il giro guidato parte dalla madrasa Bou Inania e prosegue in Place Seffarine, dove gli artigiani lavorano il metallo con tecniche antiche. Dal terrazzo di un negozio di pellami ammiriamo le medievali concerie Chouara, coloratissime e puzzolenti (almeno quanto le concerie di Marrakech).

La guida apre il portone della moschea-università al-Qarawiyyin quel tanto che basta a farci vedere l’interno del cortile. Purtroppo l’accesso alle moschee del Marocco è vietato ai turisti che non professano la religione mussulmana.

Terminiamo la giornata ammirando il tramonto da uno dei ristoranti panoramici che si affacciano sulla Bab Bou Jeloud.

Il viaggio prosegue nella quarte parte: dalle dune di sabbia di Merzouga al Rif di Chefchaouen

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Gabriele

In sella alla mia BMW R 1200 GS attraverso il traffico torinese, mi godo i tornanti delle alpi nord-occidentali e vado alla scoperta del mondo accompagnato da mia moglie Stefania.

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